Quando è nato il depuratore domestico e come si è evoluto
La storia della depurazione dell’acqua è più antica di quanto si possa pensare. L’utilizzo di lenti di ingrandimento e, successivamente, del microscopio, hanno permesso di individuare la presenza di batteri e microrganismi sulla superficie del liquido, identificati subito come sostanze da eliminare.
Nel 1685, il fisico e matematico italiano Lucantonio Porzio mise a punto un primo filtro basato su un’unità di sedimentazione e una di filtraggio con la sabbia. Nel 1746, secondo i dati del Museo del Rubinetto, fu presentato il primo brevetto di un depuratore, utilizzato sei anni dopo anche in ambito domestico.
La vera svolta arrivò solo a metà dell’800 a causa di una terribile epidemia di colera che rese fondamentale la purificazione dell’acqua potabile. Al suo interno, infatti, si scoprirono annidarsi i microrganismi responsabili della patologia. A inizio ‘900 entrarono finalmente a regime i primi depuratori industriali.
Da quando è stato inventato il depuratore, prima di sgorgare dal rubinetto delle abitazioni, l’acqua potabile subisce diversi controlli per poter essere definita tale. A ogni passaggio vengono eliminate eventuali sostanze che vi entrano in contatto durante il viaggio dalle fonti e dalle falde acquifere agli acquedotti comunali.
Oggi, all’interno degli impianti di depurazione, si svolgono due passaggi differenti per rendere l’acqua potabile: il primo è meccanico e separa le sostanze di diversa consistenza, il secondo è biologico e utilizza batteri che eliminano le sostanze organiche.
Le acque comunali sono soggette a molti controlli durante il loro percorso dall’acquedotto fino alle abitazioni private. Ciò nonostante, la condizione di usura degli impianti domestici potrebbe causare la presenza di eventuali sostanze indesiderate nell’acqua.
Ecco perché, da quando è stato inventato il depuratore domestico, sempre più italiani lo installano a casa per godere di acqua leggera e salutare direttamente dal rubinetto.