Muffa in lavatrice come prevenirla e rimuoverla definitivamente

muffa in lavatrice

La muffa nella lavatrice è un problema comune causato da ristagni d’acqua nel cestello e nella guarnizione, che può ridurre la durata dell’elettrodomestico e contaminare i capi. Eliminarla è semplice, basta seguire questi passaggi:

  • Pulire la guarnizione: Rimuovere manualmente sporco e acqua residua, strofinare con acqua calda e aceto o bicarbonato. Per muffa ostinata, usare candeggina diluita e risciacquare.
  • Pulire il cestello: Versare aceto bianco o bicarbonato e avviare un lavaggio a vuoto ad alta temperatura (60-90°C).
  • Pulire il cassetto del detersivo: Rimuoverlo, lavarlo con acqua calda e aceto, pulire gli angoli nascosti con uno spazzolino.
  • Pulire i tubi di scarico: Utilizzare prodotti specifici o bicarbonato con acqua.

Invece di rimediare, con la muffa è bene prevenire. Per evitare la sua formazione è sufficiente avere questi accorgimenti:

  • Lasciare l’oblò aperto dopo ogni lavaggio
  • Asciugare la guarnizione dopo ogni ciclo
  • Dosare correttamente il detersivo
  • Eseguire un lavaggio a vuoto mensile con acqua calda
  • Pulire regolarmente cassetto e guarnizione

Se dopo questi passaggi la lavatrice continua a puzzare di muffa, è consigliabile chiamare un tecnico. La tempestività nell’affrontare il problema è fondamentale per mantenere l’elettrodomestico in buone condizioni.

pulire la lavatrice per ridurre la muffa

Come funziona la raccolta differenziata in Italia

raccolta differenziata in Italia

La raccolta differenziata è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale grazie allo smaltimento e al riciclo di diversi materiali. Questo processo parte dalla separazione dei rifiuti domestici, che vengono gettati in appositi contenitori colorati per facilitare il successivo riciclo.

La prima normativa italiana sui rifiuti urbani risale al 1941, mentre il termine “riciclo” fu introdotto nel 1982. L’Unione Europea ha fissato degli obiettivi specifici per la raccolta differenziata: riciclare il 55% dei rifiuti entro il 2025, il 60% entro il 2030 e il 65% entro il 2035.

Nel 2022, l’Italia ha superato il 65% di raccolta differenziata, con un incremento dell’1,2% rispetto all’anno precedente, confermandosi uno dei paesi europei più virtuosi per questa tematica.

Nel nostro Paese i rifiuti vengono classificati in base all’origine (urbani e speciali) e alle caratteristiche (pericolosi e non pericolosi). Ogni comune può decidere autonomamente le politiche di gestione dei rifiuti seguendo le linee generali indicate dal governo.

I rifiuti urbani riciclabili includono:

  • Plastica
  • Vetro
  • Carta e cartone
  • Alluminio e acciaio
  • Rifiuti organici
  • Tessuti
  • Pneumatici
  • Legno

I rifiuti non riciclabili comprendono posate di plastica, giocattoli, gusci di molluschi, penne, stracci, tappi di sughero, mozziconi e candele. Mentre materiali come medicinali scaduti, pile, ceramica e lampadine necessitano di contenitori specifici.

materiale-non-riciclabile

In molti comuni è attiva la misurazione puntuale dei rifiuti, che calcola la quantità di spazzatura prodotta da ciascuna famiglia e adegua la tassa in base alla produzione effettiva, incentivando una gestione più responsabile.

In merito alla plastica, è importante notare che solo gli imballaggi usa e getta sono riciclabili, mentre altri oggetti realizzati con questo polimero sintetico devono essere obbligatoriamente conferiti nell’indifferenziato.

Tutti gli impieghi dell’acqua in cucina

utilizzare l'acqua in cucina

L’acqua, elemento fondamentale in cucina e spesso sottovalutato, è essenziale per esaltare il gusto delle ricette senza alterarne il sapore. La sua qualità è importante poiché molti alimenti la assorbono durante la cottura.

Ma quali sono i principali metodi di cottura che si possono effettuare con l’acqua? Ecco i principali:

1. Bollitura (100°C): tecnica semplice, viene impiegata per cuocere pasta, verdure, legumi, uova, carni bianche e pesce.

2. Lessatura (95°C): simile alla bollitura, avviene a una temperatura inferiore del punto di ebollizione.

3. Cottura a pressione (120°C): accelera i tempi di cottura e avviene grazie all’utilizzo di una pentola specifica.

4. Bagnomaria: riscaldamento lento e indiretto. L’acqua bolle in una pentola sulla quale viene posato un recipiente con il cibo da cuocere (ideale per cioccolato e soufflé).

5. Cottura al vapore: sfrutta l’evaporazione dell’acqua sopra i 100°C. Si può usare una vaporiera o un cestello microforato appoggiato su una pentola con acqua bollente.

6. Sottovuoto: tecnica a bassa temperatura dove gli alimenti, sigillati in bustine ermetiche, vengono immersi nell’acqua calda per molte ore.

7. Affogatura, sbiancatura o sbollentatura: altri metodi meno diffusi.

Anche l’acqua frizzante ha il suo ruolo in cucina: è ideale per la pastella della tempura. Rende infatti croccante l’involucro di verdure e pesce durante la cottura. Inoltre, l’anidride carbonica aiuta a mantenere vividi i colori degli ingredienti.

acqua frizzante in cucina

Per ottenere i risultati migliori in cucina, è consigliabile utilizzare acqua purificata, come quella trattata con dispositivi a osmosi inversa, che risulta leggera, ideale e priva di odori. Questa è particolarmente importante per preparazioni come infusi, tè, minestroni e creme di verdure, dove l’acqua è presente in grande quantità e il suo sapore può realmente fare la differenza una volta a tavola.

Quanta acqua servirebbe per spegnere il Sole?

come spegnere il sole

È scientificamente impossibile spegnere il Sole con l’acqua. A differenza di un fuoco tradizionale, la stella del Sistema Solare funziona infatti attraverso la fusione nucleare, combinando atomi di idrogeno per formare elio e rilasciando enormi quantità di energia.

Versare acqua sul Sole non aiuterebbe a spegnerlo, ma avrebbe l’effetto opposto: l’acqua (H₂O) si scinderebbe immediatamente a causa delle temperature estreme, fornendo ulteriore idrogeno e ossigeno come combustibile per la fusione nucleare, intensificando la reazione anziché fermandola.

Volendo comunque fare dei calcoli teorici per raffreddare l’astro, considerando l’energia termica del Sole (3,828 × 10²⁶ watt), il calore specifico dell’acqua, e le temperature solari (15 milioni di gradi nel nucleo), servirebbe una quantità d’acqua superiore alla massa del Sole stesso (1,989 × 10³⁰ kg) per spegnerlo.

Quindi, tutta l’acqua della Terra non sarebbe minimamente sufficiente.

Spegnere il Sole è impossibile per tre ragioni principali:

  • Non brucia in senso tradizionale, quindi l’acqua non soffocherebbe alcuna fiamma
  • L’acqua si scomporrebbe istantaneamente, alimentando ulteriormente la fusione
  • Le dimensioni immense del Sole farebbero vaporizzare l’acqua prima di avvicinarsi alla sua superficie

Inoltre, se il Sole si spegnesse improvvisamente, la Terra piomberebbe nell’oscurità dopo 8 minuti, le temperature scenderebbero sotto zero rapidamente e l’atmosfera collasserebbe, rendendo impossibile la sopravvivenza per la maggior parte delle forme di vita.

Fortunatamente, il Sole continuerà a brillare per altri 5 miliardi di anni prima di esaurire il suo combustibile e trasformarsi in una gigante rossa

Produrre l’acqua potabile tramite l’umidità dell’aria? Oggi è possibile

L’approvvigionamento di acqua potabile preoccupa sempre di più gli scienziati che stanno studiando come produrre acqua attraverso l’umidità dell’aria, senza consumare preziosa energia elettrica.

Nel 2050, infatti, si stima che saranno ben 4 miliardi le persone che non avranno accesso a questa risorsa fondamentale, quasi il doppio degli attuali 2,3 miliardi.

La richiesta incrementerà del 55% rispetto a quella odierna, dice l’Ocse, mentre l’aumento generale delle temperature ridurrà drasticamente la portata di fiumi e falde acquifere. La disponibilità di acqua fresca pro-capite decrescerà pericolosamente in 25 nazioni e l’area Sub-Sahariana, in particolare, sarà una di quelle più a rischio. Inoltre la Fao dichiara che nel 2035 saranno oltre 700 milioni le persone costrette a migrare per problemi di approvvigionamento idrico.

Per di più, lo studio Freshwater availability status across countries for human and ecosystem needs, pubblicato su Science Direct sostiene che da qui a 26 anni, 87 paesi su 180 soffriranno di scarsità d’acqua. La vera sfida è quindi di riuscire a produrla attraverso l’umidità dell’aria senza consumare energia elettrica o, in alternativa, sfruttare fonti energetiche rinnovabili.

Al giorno d’oggi esistono due filoni principali per sfruttare l’umidità dell’aria:

  • Sistemi attivi, alimentati dall’energia elettrica
  • Sistemi passivi che sfruttano la naturale condensazione acqua

I più interessanti sono quelli passivi, con cui l’umidità dell’aria viene catturata, filtrata e mineralizzata per poi essere consumata dalle popolazioni e utilizzata in agricoltura. Questi sistemi, attualmente, sono in grado di produrre 200 litri di acqua al giorno per una superficie di appena 40 metri quadrati, senza consumare energia.

Un interessante esempio italiano è quello di Aquaseek, sviluppato dall’Università di Torino in collaborazione con la Princeton University, che sfrutta un nuovo biopolimero che potenzia le capacità di assorbimento delle reti.

Per il momento, i sistemi attivi per produrre acqua che sfruttano l’energia elettrica rappresentano il 95% del totale secondo i dati de Il Sole 24 Ore. Il loro funzionamento è legato al raffreddamento della superficie per la condensazione acqua attraverso l’elettricità, con una resa molto alta.

Ci sono poi sistemi termoelettrici di raffreddamento, a compressione di vapore e dispositivi che recuperano l’acqua prodotta dai sistemi di aria condizionata.

Negli UAE, la città di Abu Dhabi ha deciso di investire per trasformare l’umidità dell’aria in acqua potabile. Attraverso un accordo con l’azienda Seas, realizzerà 3000 dispositivi per produrre acqua dall’aria con una capacità totale di 100 mila litri al giorno.

Eco gender gap, le donne sono più sostenibili?

Con il termine eco gender gap si intende la differenza tra uomini e donne nell’impiego di pratiche sostenibili. Si tratta di un fenomeno che riguarda tanti aspetti diversi. Dall’acquisto di prodotti eco-friendly, alle scelte alimentari, passando per l’uso dei mezzi di trasporto, fino all’attenzione alla riduzione dei rifiuti.

Le ragioni di questa differenza sono varie e complesse e dipendono da fattori come:

  • Consapevolezza sociale: è stato studiato come le donne siano più sensibili verso la sostenibilità.
  • Ruolo nei consumi: in molti casi le donne sono ancora interamente responsabili delle decisioni di acquisto per la casa.
  • Influenza culturale: storicamente, le donne sono legate a valori di cultura, responsabilità e attenzione verso la comunità.

L’eco gender gap non è solo legato alle abitudini personali, ma si riflette anche nel mondo del lavoro e nelle politiche ambientali. Le donne sono sempre più presenti nei settori legati alla sostenibilità, dall’economia circolare all’energia rinnovabile e giocano un ruolo chiave nella diffusione di modelli di consumo più responsabili.

Un esempio è quello del movimento ambientalista, guidato da figure femminili di spicco. Da Greta Thunberg, simbolo dell’attivismo contro il cambiamento climatico, a Jane Goodall, che ha dedicato la sua intera vita a tutelare la biodiversità. Anche a livello corporate, molti studi evidenziano come le imprese guidate da donne tendano ad adottare politiche più sostenibili, con maggiori investimenti in progetti di responsabilità sociale e ambientale.

Appurato che le donne sono più inclini ad adottare comportamenti sostenibili, la sfida è oggi ridurre l’eco gender gap, coinvolgendo anche gli uomini nella transizione ecologica e stimolandoli a essere più consapevoli verso la sostenibilità ambientale. Tra le strategie più efficaci ci sono:

  • Educazione ambientale
  • Campagne di comunicazione mirate
  • Iniziative green aziendali
  • Modelli di riferimento maschili

L’eco gender gap mette in luce un’evidente differenza di comportamento tra uomini e donne, ma non deve alimentare inutili polemiche. Infatti la sostenibilità non è responsabilità di un solo genere, ma un obiettivo comune, che richiede l’impegno di tutti, su più livelli: dal personale al professionale.

Per garantire un futuro roseo al pianeta e favorire l’inclusività, è quindi fondamentale liberarsi dagli stereotipi e favorire una cultura della sostenibilità accessibile a chiunque. Solo così sarà possibile accelerare il cambiamento, rendendo la tutela ambientale una priorità condivisa su scala globale ed eliminando l’eco gender gap.

Il tuo bucato puzza? Risolvi il problema con l’ozono

il bucato dopo il lavaggio puzza

Il mercato dei detersivi propone un sacco di soluzioni molto costose e spesso complicate da utilizzare, che pur rispettando l’ambiente non permettono di estrarre dalla lavatrice della biancheria perfettamente profumata.

Ecco i principali motivi:

  • L’acqua di rete è troppo dura o troppo carica di metalli pesanti;
  • Il detersivo scelto non è in grado di distruggere tutti i batteri;
  • Il tipo di lavaggio selezionato sul display della propria lavatrice non è adeguato al bucato;

La soluzione a tutto questo, che garantisce anche un notevole risparmio di tempo ed energia, è l’installazione di Igenial, l’ozonizzatore domestico che è in grado di risolvere definitivamente il problema del bucato che puzza.

profumo igenial

Il lavaggio con ozono è il metodo più innovativo, sicuro, economico ed ecologico per ottenere bucati sempre impeccabili ma e soprattutto puliti e disinfettati. In tutto questo non è assolutamente necessario l’impiego di alcun detersivo, ammorbidente o additivo chimico, perché la stessa acqua diventa un detergente potentissimo, che funge anche da disinfettante naturale.

Il lavaggio con ossigeno attivo permette di migliorare nettamente la resistenza dei capi e porre fine al fastidioso problema del bucato che puzza. Questo permette di evitare anche l’uso dell’ammorbidente, di preservare più a lungo la bellezza dei capi e di fare davvero un bucato naturale.

Bugie sull’acqua, quali sono le più diffuse?

Bere acqua è il gesto più naturale che ci sia e non deve assolutamente diventare uno spauracchio. Questa guida ai falsi miti sull’acqua mira a fare un po’ di chiarezza e rendere la tua conoscenza in materia realmente trasparente. Partiamo dalle frasi più comuni.

È obbligatorio bere due litri di acqua al giorno

La nonna te lo diceva sempre: “devi bere almeno due litri di acqua al giorno” – ma tu non lo hai mai fatto e sei sopravvissuto lo stesso. I livelli di idratazione cambiano a seconda del sesso, dell’età, del peso, della salute, del clima e della quantità di attività fisica quotidiana. Invece di ingurgitare acqua come se dovessi prepararti a una maratona nel deserto ascolta il tuo corpo, la sete è un segnale piuttosto affidabile. Se hai dubbi, chiedi al tuo medico.

L’acqua fa ingrassare

Se quando bevi un bicchiere d’acqua ti senti in colpa come dopo aver spazzolato mezza torta al cioccolato, allora c’è un problema. Chi ti ha detto che l’acqua fa ingrassare deve aver visto un film di fantascienza, poiché non esistono alcune evidenze scientifiche che provino la correlazione tra l’aumento di peso e l’assunzione di acqua.

l'acqua fa ingrassare?

L’acqua gassata fa male

Anche questa è una falsità e, nonostante nessuna evidenza provi che le bollicine danneggino lo stomaco e i denti, sono in molti a evitare l’acqua gassata. In realtà l’anidride carbonica aggiunta al liquido di partenza è innocua: gli unici che devono stare alla larga dalle bevande frizzanti sono coloro che soffrono di problemi allo stomaco, come il reflusso gastroesofageo.

Più acqua bevo meglio sto

Capito che l’acqua fa bene, potresti pensare che più bevi e più starai meglio. In realtà non è così: bere una quantità eccessiva di questo liquido in un breve lasso di tempo porta a una condizione fisica chiamata iponatriemia.

L’acqua gassata fa venire la cellulite

Se pensi che ogni bollicina ingerita con l’acqua frizzante corrisponda a un piccolo buco di cellulite sulle tue cosce, ti stai sbagliando di grosso. Uno dei falsi miti sull’acqua è proprio legato alle bucce d’arancia che non sono causate dall’anidride carbonica, bensì da fattori genetici e ormonali, così come dallo stile di vita e dall’alimentazione in generale.

Bere acqua durante i pasti fa male

Falso, assolutamente falso. Non solo l’acqua bevuta durante il pasto non rallenta la digestione, ma anzi, la può facilitare, rendendo il cibo più facile da deglutire, direzionandolo rapidamente verso l’apparato digerente.

L’acqua minerale è meglio dell’acqua del rubinetto

Tra i falsi miti sull’acqua, il più diffuso è quello che sostiene che l’acqua in bottiglia sia di qualità migliore rispetto a quella del rubinetto. In realtà, in Italia, l’acqua potabile viene sottoposta a controlli molto frequenti e severi e risulta una delle migliori a livello europeo. In più, con l’installazione di un depuratore domestico Acqualife, l’acqua del rubinetto risulta più leggera. Scopri di più sull’app.

Lo spreco dell’acqua nella produzione della plastica

consumo di acqua nella realizzazione dei polimeri di plastica

Ogni prodotto utilizzato nelle attività quotidiane necessita del consumo di litri e litri d’acqua per essere realizzato. Questa quantità viene definita “hidden water” (acqua nascosta) dal Water Footprint Calculator, organo che si occupa di calcolare l’impronta idrica di prodotti e servizi.

L’hidden water rappresenta una risorsa importante che, se non gestita attraverso soluzioni green, rischia di portare i livelli di spreco dell’acqua a cifre esponenziali. Ma quali sono i materiali a cui bisognerebbe prestare più attenzione per ridurre gli sprechi?

Tra le voci più consistenti dello spreco dell’acqua c’è la produzione della plastica, sia per oggetti dalla vita lunga, sia per quelli monouso, come le bottigliette in PET. Secondo il Water Footprints per la fabbricazione di un chilogrammo del polimero sintetico, si impiegano circa 40 litri di acqua.

Secondo il Water Footprint Calculator, organo deputato al calcolo dell’impronta idrica riconosciuto a livello globale, la produzione di bottigliette di plastica è una delle maggiori cause di spreco dell’acqua.

acqua in bottiglia di plastica

Per ogni litro d’acqua contenuto in PET, se ne sprecano in media 1,39 solamente per renderla potabile, senza contare quella che finisce nel ciclo di produzione del packaging e nel trasporto delle casse fino ai punti vendita.

Nonostante dal 2013 le quantità di acqua in bottiglia prodotte siano aumentate, i livelli di consumo di acqua di produzione sono rimasti invariati e quelli dell’energia sono scesi, segno che le aziende stanno cercando delle soluzioni più sostenibili.

Il primo passo per diminuire i propri consumi è conoscerli. Il sito Water Footprint Calculator ha creato un test con il quale è possibile conoscere la propria impronta idrica. Attraverso una serie di domande viene calcolato il consumo di acqua giornaliero e vengono forniti anche dei suggerimenti per poterlo diminuire.

La misurazione è accurata in quanto non include solo il consumo dell’acqua del rubinetto ma anche l’acqua utilizzata per la produzione di cibo, elettricità, gas e beni per la casa.

I depuratori domestici sono una delle soluzioni green più interessanti per ridurre il proprio consumo di acqua e non inquinare.
Infatti, permettono di:

  • ridurre la propria impronta idrica
  • diminuire il consumo di plastica
  • evitare la dispersione nell’ambiente di tonnellate di plastica

bere acqua dal rubinetto riducendo la plastica

Il rumore dell’acqua allevia stress e ansia

Rilassante e ripetitivo, il rumore dell’acqua favorisce l’addormentamento e allontana ansie e preoccupazioni. Quando la vita quotidiana diventa troppo frenetica e gli impegni insostenibili, cercare un momento di relax da dedicare a sé stessi è indispensabile. Per allontanate l’ansia e lo stress non servono costosi massaggi o giornate intere in spa, ma sarà sufficiente ascoltare il rumore dell’acqua.

A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Live Science, in cui alcuni scienziati riportano importanti testimonianze sugli effetti benefici del suono dell’acqua sulla mente umana. “Rumori lenti e ripetitivi vengono registrati dal cervello come delle non-minacce.

È come se comunicassero alla mente di non preoccuparsi: non c’è nulla da temere”, racconta Orfeu Buxton, professore associato della Pennsylvania State University.

I rumori più forti, non solo nel volume ma anche nel ritmo e nella tipologia, possono infatti risvegliare il sistema di vigilanza del cervello che intercetta le minacce e ci mette in allerta.

Il beneficio dei rumori bianchi è quello di favorire il benessere aumentando la concentrazione e inducendo un rilassamento profondo. Sono infatti utili per prendere sonno grazie all’assenza di periodicità nel tempo. Questa caratteristica li rende come delle “coperte” per isolare la mente da suoni sgradevoli.

Esistono anche dei rumori rosa, che differiscono da bianchi per toni più bassi e frequenze che diminuiscono di tre decibel per ogni ottava più alta. Alcuni li associano all’acqua che scorre, come una cascata. Anche questi suoni sembrano migliorare il sonno e le capacità cognitive in generale.

rumori bianchi e rosa

Per definire il suono dell’acqua che scorre ci sono tantissimi modi diversi.

Tra i più comuni ricordiamo:

  • il tintinnio della pioggia
  • il gorgoglio di un ruscello
  • lo sciabordio delle onde del mare
  • il gocciolio dell’acqua del rubinetto

In qualsiasi modo lo si chiami, il suono dell’acqua che scorre fa bene alla mente e insieme ad altri accorgimenti quotidiani può migliorare il benessere psicofisico.