L’acqua condominiale: distribuzione e qualità

Tra le tante voci da tenere sotto controllo nel bilancio del condominio, quella dell’acqua è molto importante.

Dalla ripartizione delle bollette secondo consumi o millesimi, alla lettura dei contatori, fino ai problemi legati alla rottura di tubature e alla mancanza di pressione, i fattori da tenere in considerazione sono molteplici.

Ogni condominio deve essere dotato di un contatore centralizzato, capace di registrare i consumi di ogni unità immobiliare, in alternativa, ogni appartamento deve possedere il proprio contatore.

Questo perché le spese legate al consumo acqua devono essere ripartite tra i singoli condomini.

Ma com’è l’acqua che arriva nelle nostre case?
L’acqua che arriva all’interno delle abitazioni è di qualità, poiché controllata scrupolosamente negli acquedotti comunali e nel suo percorso per raggiungere i diversi edifici cittadini.

Quando viene immessa nel sistema di tubature condominiali, però, potrebbe venire in contatto con sostanze indesiderate, a causa dell’usura delle condutture, o altre problematiche.

Ecco perché è importante eseguire controlli periodici sullo stato delle tubature condominiali ed effettuare interventi risolutivi le cui spese verranno ripartite secondo millesimi tra tutti i condomini.

Tenendo sotto controllo gli impianti condominiali, l’acqua del rubinetto manterrà le stesse proprietà di quella rilasciata dall’acquedotto comunale.

Saranno poi i singoli nuclei familiari a decidere se implementarla e renderla pura.

Infatti, nonostante l’acqua che arriva nelle nostre case sia di buona qualità, il consiglio è quello di effettuare dei test dell’acqua gratuito come quelli offerti da Acqualife, per valutarne durezza e residuo fisso, conducibilità e il ph.

Grazie ai depuratori acqua domestici è possibile migliorare la qualità dell’acqua proveniente dall’acquedotto, rendendola leggera, inodore e depurandola da sostanze indesiderate.

Attraverso speciali filtri e membrane, le tracce di batteri e metalli pesanti scompariranno e si potrà bere e cucinare utilizzando l’acqua del rubinetto in completa spiensieratezza.

 

L’inquinamento plastico in Italia, qual è la situazione?

L’Italia, che si affaccia per la gran parte dei suoi confini sul Mar Mediterraneo, è uno dei peggiori inquinatori d’Europa ed è il secondo Paese produttore di rifiuti plastici del continente.

I numeri forniti dal WWF sono molto precisi: ogni anno la nazione riversa in natura 0,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici e ne produce allo stesso tempo 4 milioni di tonnellate.

Il flusso turistico porta a un’incremento del 30% nella produzione di rifiuti plastici, soprattutto nei mesi estivi.

Oltre a essere causa del problema diventa anche parte lesa poiché i rifiuti abbandonati compromettono la salute di mari e spiagge.

L’inquinamento da plastica, dunque, è un problema da non sottovalutare e comprenderne l’entità è il primo passo per intraprendere delle azioni risolutive. Nell’ultimo anno, il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite (Unep) ha segnalato nero su bianco la strada da seguire per ridurre dell’80% l’inquinamento da plastica entro il 2040.

Tra i punti presi in considerazione vi è quello di eliminare dal commercio tutti gli imballi che non rientrano nel sistema di riciclaggio.

Il cambiamento si basa sostanzialmente su 3 punti fonfamentali: riutilizzo, riciclo e sostituzione.

Nel suo piccolo ogni singolo individuo può adottare dei comportamenti virtuosi che permettono di ridurre la plastica come per esempio:

  • Riutilizzare più volte i sacchetti
  • Comprare detersivi sfusi utilizzando lo stesso contenitore
  • Prediligere gli alimenti freschi e non confezionati
  • Utilizzare le bottiglie di vetro

L’Italia sta adottando diverse iniziative per far fronte al problema dalla plastica. Dal divieto della produzione di sacchetti di plastica non biodegradabili, nel 2020 è stata eliminata ogni traccia di microplastiche nei cosmetici e nel 2019 bannata la vendita di bastoncini cotonati non biodegradabili (che rappresentano l’8% dei rifiuti delle spiagge).

Si tratta di primi passi per raggiungere gli obiettivi prefissati nel 2040 e figurare, finalmente, tra i paesi più virtuosi dell’Unione Europea in tema di riciclo.

Plasmix, il rifiuto plastico che diventa energia termica

Chi pensa che il riciclo della plastica non produca scarti, allora non conosce il plasmix, un vero e proprio rifiuto che si crea eliminando gli oggetti non riciclabili dal processo di rigenerazione del polimero sintetico.

Con questi residui è possibile creare un combustibile alternativo utile per il recupero energetico in alcuni ambiti ben precisi.

Solamente nel 2022, secondo i dai di Corepla, le tonnellate di plasmix utilizzate per creare energia sono state 437.854.

Ma da dove arriva questo materiale? Quando si parla di imballaggi, è bene sapere che non tutti possono essere sottoposti al riciclo della plastica.

Esistono infatti regole ben precise che ogni Comune cerca di far rispettare per facilitare il processo di rigenerazione dei polimeri sintetici.

i polimeri sintetici

Questa situazione comporta la creazione di due differenti flussi: quello del regolare riciclo della plastica e quello del recupero energetico, alimentato dal plasmix.

Con questo nome si identificano gli imballaggi di plastica che si trovano nella raccolta differenziata ma che non possono essere riportati a nuova vita attraverso il riciclaggio meccanico.

Ecco quindi che, tutti quegli oggetti le cui condizioni e composizioni non sono idonee, vengono destinati a diventare combustibili alternativi e sono indicati con la sigla CSS (combustibili solidi secondari).
Il ciclo del plasmix è abbastanza semplice.Una volta separato dai materiali idonei al riciclo della plastica, è spedito in appositi impianti dove viene triturato in granuli e poi deferrizzato, rimuovendo la presenza di eventuali residui ferrosi.

In seguito, un processo ottico elimina anche altri materiali estranei come il pvc, mentre il metodo aeraulico rimuove anche eventuali altri metalli.

Un ulteriore fase di macinazione prepara il plasmix per essere definitivamente utilizzato come combustibile.

Il plasmix è impiegato come CSSCombustibile Solido Secondario e può sostituire il pet-coke, utilizzato normalmente per la cottura del clinker.

Agisce quindi alla base nel processo produttivo del cemento, dove il plasmix è essenziale per alimentare il precalcinatore e il bruciatore principale del forno rotante.

Grazie al suo basso impatto ambientale, il plasmix consente un ingente recupero energetico e rappresenta un interessante combustibile alternativo, riconosciuto dalla legge a tutti gli effetti.

Il Decreto Ministeriale n.22 del 14 febbraio 2023 ne delinea gli indici qualitativi e i parametri da rispettare per essere definito EoW – End of Waste e per rientrare nella registrazione “ECHAdall’Agenzia europea delle sostanze chimiche.

Cosa fare se la lavatrice puzza

La lavatrice che emette cattivi odori rappresenta un problema molto diffuso a livello domestico e che spesso viene sottovalutato.

Le cause di questo disagio possono essere molteplici, legate per esempio alla presenza di calcare e all’usura dei i tubi di scarico.

Inoltre, la puzza può riguardare i residui che si annidano tra le varie componenti dell’elettrodomestico, ossia:

  • il cestello
  • il filtro
  • le guarnizioni
  • le tubature

Per evitare che si creino cattivi odori all’interno della lavatrice, è necessario eseguire un lavaggio a vuoto una volta al mese, inserendo nel cestello una quantità minima di bicarbonato di sodio e, nel dispenser, del detersivo con un po’ di succo di limone.

Oltre a questo, è importante pulire il cestello della lavatrice che puzza per evitare che i cattivi odori vadano a compromettere il bucato.

Buona norma è quella di mettere dell’aceto nel cassetto del detersivo e impostare un ciclo alla massima temperatura.


Ci sono poi altre buone abitudini da adottare, come per esempio:

  • Non chiudere mai lo sportello del cestello.
  • Arieggiare spesso il cestello per far fuoriuscire i cattivi odori.

Se si riscontrano problemi di calcare si può utilizzare l’aceto per scioglierlo: basterà mettere un bicchiere nel cassetto del detersivo e un altro nel cestello dove vengono posti i panni sporchi.

Un altro passaggio da fare è di pulire i filtri lavatrice di carico e scarico a lavatrice spenta e con i rubinetti dell’acqua chiusi.

Il problema dei cattivi odori in lavatrice non è difficile da risolvere. Certo, ci sono molti accorgimenti casalinghi che possono essere utili, ma se si vuole garantire una pulizia continua e profonda, preservando l’elettrodomestico da un’usura precoce, bisogna affidarsi a uno strumento professionale come l’ozonizzatore domestico per lavatrici di Igenial.

Questo dispositivo tecnologico, collegato direttamente alla lavatrice, permette prima di tutto di lavare il bucato, senza l’utilizzo di detersivi ma solo con l’ozono.

In questo modo si elimineranno del tutto i residui di additivi e non ci saranno più cattivi odori in lavatrice.

I consigli utili per risparmiare acqua in casa

Come salvaguardare l'acqua

L’acqua è distribuita nel mondo in modo disuguale a causa delle condizioni climatiche e oggi più di 1,2 miliardi di persone non hanno accesso a quella potabile.

Proprio per questo è fondamentale salvaguardarla visto che, oltre a essere utilizzata per bere e cucinare, viene impiegata anche per usi domestici e in attività produttive.

Qui di seguito alcune regole per risparmiare acqua riducendone gli sprechi, risparmiando sulla bolletta e facendo del bene all’intero pianeta.

Utilizzare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico

Durante i cicli di lavatrice e lavastoviglie il consumo di acqua è molto elevato e può arrivare anche a 120 litri a lavaggio.

Per questo motivo è consigliato effettuare lavaggi a pieno carico e comunque solo quando è necessario. Ottimizzando i cicli il consumo di acqua si riduce notevolmente.

Chiudere sempre i rubinetti

Mentre ci si insapona sotto la doccia è bene chiudere il flusso d’acqua, così come spegnere il rubinetto mentre si spazzolano i denti.

Anche i lavori in giardino possono ottimizzare il consumo dell’acqua, specialmente quando si annaffiano le piante: è bene quindi recuperare l’acqua piovana e irrigare alla sera, quando la temperatura esterna è più bassa e l’evaporazione più lenta.

chiudere sempre i rubinetti

Non gettare oli e grassi di cucina nel wc

Molti pensano che l’olio da cucina e i grassi siano biodegradabili e che quindi sia corretto smaltirli nel wc o nel lavandino.

Purtroppo non è così, perché attraverso gli scarichi potrebbero raggiungere le falde acquifere e inquinare il terreno, danneggiando gli ecosistemi.

È bene quindi smaltirli nel modo corretto per preservare le fonti di acqua potabile e i raccolti.

Installare il frangi getto sui rubinetti di casa

I frangi getto sono dei piccoli dispositivi che, attraverso la ventilazione, riducono la quantità d’acqua in uscita dal rubinetto. Si installano in pochissimo tempo e si possono acquistare facilmente con un risparmio idrico che va dal 30% al 70%.

Riparare perdite di rubinetti e tubature

Le perdite d’acqua possono portare a importanti sprechi. È quindi importante riparare tempestivamente impianti e rubinetti in caso di rotture o malfunzionamenti.

La manutenzione ordinaria consente di individuare eventuali problematiche e risolverle, mentre un controllo al contatore permette di individuare tempestivamente consumi anomali.

Preferire la doccia al bagno

C’è chi non vuole rinunciare a un bel bagno caldo ma, rispetto alla doccia, lo spreco idrico è molto elevato. Per riempire la vasca si possono impiegare più di 150 litri di acqua, mentre la doccia consente di utilizzarne solo 16, con un risparmio di oltre il 75%.

preferire la doccia al bagno

Utilizzare il sistema a doppio tasto nella cassetta del wc

L’uso del wc rappresenta in media il 30% del consumo di acqua in casa. Per ogni utilizzo vengono infatti impiegati circa 10 litri. Grazie cassetta con doppio pulsante si può scendere a 6 litri.

Lavare gli ortaggi lasciandoli in ammollo

La frutta e la verdura, prima di essere utilizzate in cucina, devono essere lavate accuratamente per eliminare eventuali residui di terra e batteri venuti in contatto con gli ortaggi su diverse superfici.

Invece di sciacquarle sotto l’acqua corrente, il consiglio è di inserirle in una vaschetta piena di liquido, limitandosi a un risciacquo veloce sul finale.

Bottiglie d’acqua, il percorso dalla sorgente alla tavola

Da oltre cinquant’anni le bottiglie d’acqua sono una presenza fissa nelle case e sulle nostre tavole. Ma come avviene la fase di imbottigliamento?

L’acqua di sorgente viene incanalata – in condizioni asettiche e senza contaminazione umana – in appositi contenitori realizzati in vetro o in PET (un particolare tipo di plastica molto leggera e al contempo resistente).

Ma tutto inizia da una sorgente d’acqua, attraverso l’azione di captazione che può avvenire da acqua corrente oppure dalla falda.

Il liquido viene raccolto dalla sorgente e, attraverso particolari sistemi, convogliato verso lo stabilimento dove avvengono le successive fasi.

Da qui inizia il percorso di imbottigliamento che segue diversi procedimenti controllati che garantiscono la sicurezza dell’acqua minerale.

Ecco quali sono i principali step:

  • Incanalamento dell’acqua: la captazione prevede l’indirizzamento del liquido attraverso delle condotte in acciaio Inox;
  • Creazione della bottiglia in PET o in vetro;
  • Riempimento: una volta pronte le bottiglie di plastica o di vetro si passerà a colmarle con l’acqua della sorgente.
  • Tappatura ed etichettatura: a questo punto, la bottiglia viene sigillata attraverso un tappo di plastica o di alluminio e in questo modo si evita qualunque forma di contaminazione della sostanza al suo interno.
  • Invio per lo stoccaggio e il trasporto in magazzini e centri commerciali.

Il processo di imbottigliamento, grazie alle nuove tecnologie, è sicuro e preciso e consente di avere sempre acqua in bottiglia dalla sorgente direttamente nelle case.

Allo stesso tempo, però, per produrre acqua in bottiglia si ha un ingente consumo di energia e di risorse idriche.

Il punto debole della filiera dell’acqua in bottiglia è sicuramente lo stoccaggio.

Se la conservazione avviene a contatto diretto con la luce solare oppure se ci sono schiacciamenti, la plastica attraverso un processo detto “migrazione” può rilasciare microcomponenti nell’acqua. Si tratta di nanoplastiche e microplastiche non idonee per il consumo umano.

Preferire l’acqua del rubinetto porta numerosi vantaggi legati alla logistica, ai costi e alla qualità: si tratta infatti di acqua potabile già controllata per legge e a livello ambientale sicuramente più sostenibile poiché evita il passaggio dell’imbottigliamento.

Ovviamente si consiglia un depuratore d’acqua domestico per ridurre la presenza di possibili sostanze indesiderate e rendere il liquido leggero e salutare, perfetto da bere e per cucinare.

L’impatto dell’ozono sui lavaggi in lavatrice


L’ozonizzatore di Igenial, collegato alla lavatrice, è la migliore soluzione ecologica per ottenere un bucato impeccabile, senza sprecare detersivi e riducendo i consumi.

Progettato per essere fissato a ogni tipologia e modello di elettrodomestico, l’apparecchio permette di igienizzare e sanificare il bucato utilizzando lavaggi brevi, a basse temperature e senza utilizzare detersivi, dannosi per l’ambiente.

Partendo da come si forma l’ozono in natura, l’azienda ha deciso di sfruttare le sue innumerevoli proprietà, studiando un dispositivo che potesse lavare e igienizzare profondamente il bucato.

L’ozonizzatore domestico Igenial rappresenta la soluzione ideale per ottenere un bucato impeccabile in modo del tutto ecologico, ma soprattutto economico.

Immettendo ozono direttamente nell’acqua, l’ozonizzatore trasforma l’acqua della rete idrica in un naturale detergente capace di rimuovere germi, batteri e cattivi odori dal bucato, rendendo i panni freschi e perfettamente puliti.

Inoltre permette di dire addio a lunghi programmi di lavaggio, in quanto funziona con cicli rapidi di 30 minuti e permette di lavare capi bianchi e colorati insieme a basse temperature, senza rischiare di rovinarli e con un risultato impeccabile.

Una tecnologia semplice ma intuitiva che garantisce:

  • lavatrice più sana (allungandone la vita)
  • bucato impeccabile e sanificato
  • eliminazione dell’ammorbidente
  • risparmio sull’acquisto di detersivi e disinfettanti commerciali
  • rispetto per l’ambiente
  • risparmio sulla bolletta elettrica
  • rispetto per la pelle di tutta la famiglia

Igenial si conferma così il migliore prodotto per la pulizia del bucato, in grado di ridurre l’importo delle bollette ed eliminare l’uso dell’ammorbidente.

Che cos’è la Plastic Strategy dell’Unione Europea

industria di plastica

Nel 2015, gli Stati membri dell’Unione Europea hanno riflettuto sull’importanza dell’industria plastica nella propria economia, proponendo nuove soluzioni per renderla più sostenibile.

L’economia circolare della plastica, sostenuta da innovazioni e creazioni di nuovi posti di lavoro, è stata quindi ritenuta la chiave per ottimizzare produzione e smaltimento, favorendo il riciclo a fine vita.

Così, nel dicembre dello stesso anno, è stato pubblicato un piano d’azione europeo per l’implementazione di una Plastic Strategy efficace e condivisa a livello comunitario.

Questo impegno è stato poi confermato nel 2017, con l’intenzione di rendere riciclabili tutti i packaging di plastica entro il 2030, con l’entrata in vigore ufficiale a partire dal 2018.

L’intento della Commissione Europea è stato chiaro fin da subito: riformare l’industria plastica secondo i principi di innovazione e sostenibilità, facendo sì che i volumi di produzione rispettino il reale fabbisogno e favoriscano il processo di riuso, riparazione e riciclo.

Questi accorgimenti porteranno a un minore impatto ambientale con una riduzione di emissioni e della dipendenza da combustibili fossili.

Ecco i principali obiettivi della Plastic Strategy europea, da raggiungere entro il 2023:

  • Tutti i packaging in plastica immessi nel mercato europeo dovranno essere riutilizzabili o riciclabili;
  • Modifiche sostanziali nel design e nella produzione di packaging consentiranno di separare più facilmente ogni componente e gettarlo nel giusto contenitore della differenziata;
  • Verranno creati 200000 nuovi posti di lavoro legati alla nuova industria sostenibile della plastica;
  • Le sostanze chimiche che ostacolano il corretto riciclaggio saranno eliminate dalle formulazioni;
  • La domanda di plastica riciclata in diversi settori crescerà grazie a nuove tecnologie produttive che aprano nuovi scenari progettuali;
  • Le emissioni di CO2 avranno un drastico calo e ci sarà un graduale abbandono dei combustibili fossili, in linea con l’Accordo di Parigi.

Ridurre la plastica e favorire il riciclo sarà possibile solo con una partecipazione attiva dei cittadini.

Presi in causa nella Plastic Strategy, fanno parte del piano europeo per l’economia circolare della plastica e dovranno essere coinvolti sempre di più, sensibilizzati e formati per abbandonare stili di vita non sostenibili ed eliminare gradualmente il consumo dei polimeri sintetici.

Le associazioni e i cittadini saranno invitati a prendere parte attiva alla pulizia delle spiagge e dei mari. Attività che saranno parte di un nuovo turismo sostenibile a cui sta a cuore la cura del pianeta.

Infine, gli imprenditori saranno incentivati dagli Stati Membri a intraprendere azioni risolutive, applicando soluzioni circolari e alternative green per sbarazzarsi della plastica esausta.

L’acqua in bottiglia è piena di nanoplastiche: lo rivela uno studio americano

le nonoplastiche nell'acqua in bottiglia

Il 2024 si è aperto con una notizia che ha scosso i consumatori di tutto il mondo: un team di ricerca della Columbia University, coordinato dal professore Naixin Qian, ha scoperto che l’acqua in bottiglia può contenere fino a 370mila particelle di polimeri sintetici.

Le nanoplastiche nell’acqua hanno dimensioni infinitesimali e non sono quindi visibili a occhio nudo: se con il termine microplastiche si intendono i frammenti di dimensioni comprese tra 5 millimetri e un micrometro, le nanoplastiche sono ben al di sotto di queste dimensioni.

Per trovarne traccia gli studiosi hanno sviluppato un’inedita tecnologia capace di combinare l’azione di due laser che provocano la risonanza delle molecole.

In questo modo è possibile calcolare le percentuali di plastica nell’acqua legate alle sette principali tipologie di polimeri sintetici oggi in commercio.

Lo studio, pubblicato l’8 gennaio 2024 sulla piattaforma del Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) riporta che si trovano tra le 110mila e le 370mila nanoplastiche nell’acqua in bottiglia americana. Nonostante i valori dell’acqua potabile siano tenuti sotto controllo al momento dell’immissione delle bottiglie in PET sul mercato, non vi sono verifiche durante la filiera di trasporti e stoccaggio.

assumere acqua in bottiglia

Se esposti a fonti di calore dirette o schiacciate, i contenitori in polimeri sintetici subiscono il fenomeno di migrazione della plastica, che causa la diffusione delle nanoplastiche nell’acqua in bottiglia: ecco perché è necessario riflettere sulle modalità di produzione e conservazione di questi packaging usa e getta.

Consumando acqua in bottiglia che non è stata correttamente conservata (per esempio esposta a fonti di calore dirette o piegata) si incorre nel rischio di ingerire notevoli quantitativi di plastica.

Ecco perché è consigliabile consumare acqua del rubinetto leggera e di qualità grazie a un depuratore domestico.

L’osmosi inversa elimina fino al 99.9% di impurità di diverso genere, sfruttando le potenzialità di membrane semipermeabili.

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Durezza dell’acqua, cos’è e quali sono le conseguenze sugli elettrodomestici

La durezza dell’acqua, è un parametro che misura la quantità magnesio e sali di calcio, elementi che, combinandosi, danno origine al calcare.

Alcuni dei sali minerali presenti nell’acqua come il bicarbonato di calcio e in generale gli ossalati e i carbonati si sciolgono nell’elemento liquido naturale anche a temperatura ambiente, altri come magnesio e calcio, precipitano solo con l’ebollizione e quindi si accumulano, formando delle vere e proprie incrostazioni.

Un’acqua dura può risultare dannosa per gli elettrodomestici, gli impianti idrosanitari e il bucato.

L’acqua dura ricca di calcare può danneggiare:

  • lavatrice
  • boiler
  • rubinetteria
  • lavastoviglie
  • piccoli elettrodomestici che impiegano l’acqua
  • sanitari
  • biancheria e tessuti
  • tubazioni

Ridurre la durezza dell’acqua e allo stesso tempo rimuovere il calcare è possibile.

Per eliminare le tracce dalle serpentine e dalla rubinetteria, per esempio, si possono usare soluzioni naturali come il limone, l’aceto bianco e il bicarbonato.

Ma quando l’acqua in casa ha un indice di durezza elevato, è necessario intervenire alla fonte, valutando di procedere con l’installazione di un addolcitore domestico, che verrà collegato direttamente all’impianto idrico della casa eliminando il calcare e restituendo un’acqua dalla durezza ottimale.

L’addolcitore domestico consente di tenere sotto controllo e ridurre drasticamente la presenza di calcio e magnesio nell’acqua, sali minerali che accumulandosi danno vita al calcare.

Anche se esistono diversi modelli di addolcitore anticalcare, il loro principio di funzionamento è lo stesso: le differenze sono legate alla portata dell’acqua da trattare.

Al loro interno si trova una resina a scambio di ioni che permette di sostituire calcio e magnesio con sodio e potassio.

L’acqua dura, ad alta percentuale di calcare, passa infatti attraverso questa resina cationica che cattura gli ioni che formano il calcare e li converte, restituendo un’acqua addolcita.

Scopri di più sull’addolcitore nella sezione “Acqualife” dell’app, alla voce “altri prodotti”.