L'impegno nella sostenibilità dell'Italia

Lo sviluppo sostenibile, quanto è green l’Italia?

La transizione ecologica è un processo graduale con cui tutti i Paesi del mondo stanno attuando nuove strategie di sviluppo sostenibile.

Grazie a politiche green, all’implementazione di energie rinnovabili e all’attuazione dell’economia circolare, le nazioni europee sono sempre più sostenibili.

L’Italia ha diversi primati in campo di tutela ambientale, mentre in alcuni ambiti resta indietro rispetto alle nazioni che la circondano. Qui abbiamo raccolto numerosi dati per comprendere quanto è green il nostro Paese e quali sono i margini di miglioramento per i prossimi anni.

Gli sforzi dell’Italia per lo sviluppo sostenibile

Giunto alla sua settima edizione, il rapporto Greenitaly sviluppato dalla Fondazione Symbola e Unioncamere, raccoglie numerosi dati sulla tutela ambientale e sullo stato dell’arte dell’economia circolare in Italia.

Il quadro emerso nel 2021 mostra segnali rassicuranti e pone le basi per far sì che il Belpaese sia tra i principali protagonisti delle prossime conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Dai dati è infatti evidente un’importante accelerazione green, da potenziare nei prossimi anni grazie agli investimenti del Recovery Fund.

Sviluppo sostenibile, quanto si ricicla in Italia

L’Italia è leader nello sviluppo sostenibile quando si parla di riciclo. Ha infatti un’alta percentuale di recupero dei rifiuti prodotti, che si attesta sul 79,4%.

I dati presentati dalla ricerca Greenitaly esaltano l’impegno virtuoso del Belpaese nella raccolta differenziata, che misura quasi il doppio rispetto alla media europea (49%).

Questo significa un grande passo avanti per la sostenibilità con un risparmio annuale di 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e 63 milioni di CO2 risparmiati all’ambiente.

Inoltre, l’Italia è al quarto posto per la produzione di biogas provenienti da rifiuti organici e dal settore agricolo, superata solo da Germania, Cina e Stati Uniti.

A livello industriale, la filiera dell’arredo è particolarmente all’avanguardia poiché il 95% del legno viene riciclato e utilizzato per produrre nuovi pannelli. Questo ci permette di ridurre le emissioni di CO2 nell’ordine di 2 milioni all’anno.

Le sostenibilità delle fonti rinnovabili

In tema di consumi elettrici, in Italia solo il 37% del fabbisogno totale è stato soddisfatto nel 2021, con una produzione totale di 166 TWh. Si tratta di un dato ancora scarso, insufficiente per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica imposti per il 2030.

Infatti, sul territorio nazionale, fino al 2020 erano presenti solamente 950 mila impianti elettrici da fonti rinnovabili, capaci di generare una potenza complessiva di 56 GW.

Di questi, il 95% sono fotovoltaici, il 3% eolici, mentre i restanti comprendono pannelli solari termici, geotermici e bioenergie.

In vista degli aumenti delle bollette e della carenza energetica dovuta alla guerra, è importante che il Paese dia un’accelerata. Lo sviluppo di nuovi impianti sostenibili è infatti essenziale anche per la tutela ambientale.

L'Italia è il paese più virtuoso per la raccolta differenziata

Sviluppo sostenibile, i dati negativi della qualità dell’aria

I dati sulla qualità dell’aria in Italia sono a dir poco sconfortanti. Quelli pubblicati dall’European Environment Agency  ci posizionano al primo posto, insieme alla Polonia, per il numero di centri abitati oltre le soglie massime di inquinamento.

I limiti massimi di PM2,5 (polveri sottili) superano i limiti stabiliti dall’UE in 15 città italiane, che figurano così tra le più inquinate d’Europa. Le situazioni più drammatiche si registrano a Cremona e Padova con livelli superiori a 25 microgrammi per metro cubo d’aria.

Messe male anche Milano, Torino, Verona e Piacenza così le aree urbane distribuite in Pianura Padana. L’unica città presente nella top 20 di città meno inquinate è Sassari, con quantità di polveri sottili compresi tra 5 e 10 μg/m3.

L’acqua potabile: disponibilità e sprechi

Anche l’accessibilità, la qualità e gli sprechi di acqua potabile sono un parametro chiave per lo sviluppo sostenibile di un Paese.

In materia di sprechi, l’Istat sottolinea che in Italia i problemi alla rete idrica causano la dispersione del 40% dell’acqua. Degli 8,2 miliardi immessi nelle reti idriche nazionali, solo 4,7 miliardi arrivano a destinazione per colpa di impianti obsoleti e tubature rotte.

Dal punto di vista del consumo individuale, ogni giorno gli italiani utilizzano circa 215 litri d’acqua a testa.

Senza contare quella utilizzata per bere e cucinare grazie a impianti di purificazione domestica a osmosi inversa. Oltre a valorizzare l’acqua che scorre dal rubinetto, rendendola leggera e salutare, questi permettono di risparmiare all’ambiente tonnellate di plastica.

Bere quest’acqua potabile di alta qualità (priva di impurità) permette anche di ridurre gli spostamenti e la logistica legata all’acquisto di casse d’acqua, riducendo l’impronta ecologica delle famiglie italiane.

A oggi il 77,6% della popolazione dichiara di utilizzare l’acqua del rubinetto, con un incremento del 4% rispetto all’indagine Istat precedente. Il 25% lo considera comodo, il 24,8% lo fa per motivi di tutela ambientale, mentre il 19% per risparmiare sull’economia domestica.

L’impatto delle industrie sulla tutela ambientale

Moda e tessile, settori che distinguono da sempre l’Italia nel mondo grazie all’eleganza e allo stile inconfondibile, puntano sullo sviluppo sostenibile.

Dall’eliminazione di sostanze chimiche dai processi di produzione, all’upcycling, fino a nuovi progetti per allungare la vita dei capi. Le iniziative di eco-design sono sempre di più, così come gli impegni collettivi.

Un esempio? Fashion Pact, che punta a rivoluzionare la filiera della moda riducendo drasticamente le emissioni di gas serra.

Tuttavia, il settore del fast fashion è ancora predominante nel mercato e causa una dispersione di tonnellate di microplastiche negli ecosistemi.

Sviluppo sostenibile, la mobilità elettrica

La micro mobilità sostenibile non sembra attirare più di tanto gli italiani, ancora fedeli alla propria auto, con cui si spostano per raggiungere il lavoro e nel tempo libero.

Secondo i dati riportati da Il Sole 24 ore, l’Italia è la nazione europea con il maggior numero di automobili in relazione al numero di abitanti. Si parla quindi di 663 macchine ogni 1000 persone, contro le 574 della Germania e le 482 della Francia.

Ma non si tratta solamente di veicoli inquinanti a benzina o diesel. Il Belpaese è in realtà all’avanguardia per l’efficientamento dell’industria meccanica e per l’applicazione dei modelli di Industria 4.0.

Ovvero di una nuova filiera digitale green che ripensa le fasi di produzione dei prodotti con un approccio circolare.

Il settore dell’automotive è leader in questo senso, con basse emissioni e un nuovo impegno per la realizzazione di auto elettriche. In tre anni si è infatti passati dallo 0,1% al 39,5% di veicoli ibridi prodotti sul totale complessivo.

Gli investimenti nell’economia circolare

Secondo l’ultimo rapporto Greenitaly, sono 441 mila le imprese italiane che hanno investito sulla green economy negli ultimi 5 anni. La ricerca del 2021 afferma che il 31,9% delle aziende ha potenziato tecnologie e prodotti green nonostante la crisi dovuta alla pandemia globale.

Questo perché sempre più imprenditori sono consci dei vantaggi a lungo termine dello sviluppo sostenibile, specialmente coloro che operano ed esportano nei mercati esteri.

Purtroppo, accanto a questi buoni esempi, ci sono imprese che non percepiscono il valore della sostenibilità, giudicando la transizione ecologica un vincolo piuttosto che un’opportunità.

Per coinvolgere il settore manifatturiero, di cui il 50% delle aziende non è a oggi favorevole a politiche green, è necessario mettere in pista percorsi di formazione adeguati.

Solamente diffondendo una cultura d’impresa sostenibile e fornendo accesso a fondi e crediti bancari, sarà possibile incrementare lo sviluppo sostenibile e fare della tutela ambientale un nuovo vanto per l’Italia.

Sviluppo sostenibile ed economia circolare